UNO SGAMBETTO AL DESTINO

by Libero di Cambiare
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Quando un destino deve essere cambiato

E’ già un po’ che li noti. Sono quei segni sul tuo viso, sul tuo corpo. Può essere la pancetta su un addome che tempo fa era piatto; può essere una piccola ruga sul viso, un dolorino ricorrente o semplicemente un’espressione più stanca.

Il tempo va via in fretta, più di quanto riusciamo a cogliere. In genere non vi prestiamo attenzione, ma ci sono dei giorni particolari in cui ci fermiamo per un secondo, e lì ci rendiamo conto dei suoi effetti.

Non è facile prenderne atto; perchè vuol dire accettare il fatto che prima o poi dovrai passare la mano, cedere ad altri il mondo che stai utilizzando, in cui ti muovi, respiri, progetti, gioisci e piangi.
Ma tant’è, è il destino di tutti noi.

Non sei più giovane

Inutile prendersi in giro. Se l’aggettivo “giovane” a trent’anni si può usare con una certa tranquillità, a quaranta assume un carattere più relativo; a cinquanta fa decisamente sorridere. Ciò non vieta comunque di sentirsi giovani al proprio interno, dove nessuno può sindacare. Ma a livello sociale, se hai cinquant’anni sei maturo, stop. In qualche modo senti che il tuo destino è ormai compiuto.

E’ la gioventù l’età del cambiamento, non fosse altro per il fatto che quando sei sotto i quaranta, di solito non hai grandi vincoli, né familiari, né professionali. Voglio dire, cambiare vita quando non sei sposato e non hai figli, oppure i tuoi genitori sono maturi ma vitali, è un conto. A cinquant’anni di solito hai moglie (o marito) e figli, e se hai la fortuna di avere ancora i genitori, questi hanno un’età che implica di doverli aiutare in qualche modo, quando non di doverli accudire completamente.

Niente più sogni ?

Lo spazio per i sogni si riduce drasticamente, e così lo spazio per i pensieri di cambiamento. Ancor meno ne resta per i progetti, che da quei pensieri dovrebbero originare. Ormai si lavora in un certo ambito da anni, ed anche se lo si detesta, quel lavoro porta uno stipendio, magari dignitoso e quindi ancor più difficile da abbandonare.

Ed a proposito di lavoro, è difficile pensare ad un cambiamento per chi abbia raggiunto l’età matura, perchè un cambiamento radicale implica quasi sempre un mutamento professionale, e ricominciare da zero a proporsi al mercato del lavoro è molto complicato. Perchè lo stesso mercato del lavoro è quello in cui non riescono ad inserirsi quasi per nulla neppure coloro che giovani lo sono davvero, e che il loro destino lo devono ancora realizzare quasi per intero.

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La sensazione che ti prende, mentre le tue emozioni ti chiedono insistentemente di fuggire da un lavoro frustrante, è quella di un muro troppo alto da scalare, che rende quel destino ineluttabile. Le tue scelte, per qualunque ragione tu le abbia prese, ti hanno portato qui, questo è il binario su cui stai marciando. Trovare lo scambio che ti porti verso un’altra destinazione è davvero arduo.

Il destino ce lo facciamo noi. Vero, verissimo. Ma quando sei in una situazione da molti anni e la subisci, finisci per diventarne prigioniero. E non è così scontato che un prigioniero trovi la forza di segare le sbarre e di credere che potrà fuggire via.

Sì, quello che vuoi realizzare non vedrà mai la luce se non puoi almeno sognarlo. Pianificarlo è tutt’altra cosa…realizzarlo poi, richiederà un altro sforzo, il più intenso di tutti. Io personalmente ho compreso, dopo anni di dubbi, che se avessi attinto solo alla mia razionalità non mi sarei mai mosso da dov’ero.
Perchè per cambiare dovevo pensare diversamente, dovevo rischiare, dovevo “sgambettare” quel destino che sembrava ormai segnato, ineluttabile. Ho deciso di farlo. Ho deciso di introdurre un pizzico di follia e di istinto in quel mare di buonsenso che aveva dominato tanti e tanti anni della mia esistenza.

Così lo scorso anno si è compiuto lo strappo con la mia precedente vita lavorativa. Non è facile reinventarsi da capo, lo confermo. Perchè dentro sei “nuovo”, ma fuori no. E chi ti guarda, vede innanzitutto gli anni che sono già trascorsi, e non i tuoi progetti, le tue ambizioni.

Qualcuno dovrà credere in me. Io per primo dovrò farlo.

Foto iniziale https://pixabay.com/it/users/Mako_Films-6145125/

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