UN LAVORO CHE PIACE

by Libero di Cambiare
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Seguire ciò che ti si addice

Il mondo del lavoro non è mai stato facile, e dirlo è un’assoluta banalità. Per chi ha il privilegio (ormai questo è) di avere un impiego, soprattutto se a tempo indeterminato, credo sia noto il tema della convivenza, spesso difficile, fra le persone, costrette per anni ed anni a condividere, spesso loro malgrado, gli spazi, i progetti, gli obiettivi dell’azienda.

Per molti di noi il lavoro è semplicemente un mezzo per procurarsi da vivere, niente di più. Per carità, nulla di strano, perchè di fatto, serve proprio a questo. Si scambiano ore della propria vita per soldi, schema immediato ed intuitivo. Quindi non proviamo grandi picchi di entusiasmo, in genere, quando il lavoro dà i suoi frutti, magari delle tiepide sensazioni di gratificazione.

Fare ciò che piace

Invece ci sono quelli (ne ho incontrati pochi per la verità), che affermano di amare il proprio lavoro, perchè fanno una professione che gli piace. E non importa poi se la professione che svolgono non è oggettivamente emozionante nella percezione generale della gente. Piace a loro, loro ne sono soddisfatti, e tanto basta.

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Fare un cambiamento ? No, assolutamente. Del resto, perchè cambiare ? Spesso sono persone molto brave nella loro professione, che svolgono magari da parecchi anni, quindi la loro “zona di comfort” è consolidata, e decisamente giustificata da fatti concreti, non ultimo una retribuzione di tutto rispetto. E mentre dicono che non cambierebbero mai, hanno una luce molto bella negli occhi.

Confesso che ho sempre provato ammirazione ed un sano morso di invidia per queste persone, tutte le volte che ci ho parlato. La loro energia è indiscutibile, il lavoro per loro è fonte di autostima, non una trincea in cui combattere ogni giorno. E provo quel morso perchè per me non è mai stato così, in età giovanile non ho avuto il coraggio di seguire le mie naturali predisposizioni, e quindi ho comprato l’idea che fosse meglio scegliere ciò che voleva il mercato, secondo le previsioni fatte dagli esperti dei tempi.

Il coraggio di seguire una passione

A posteriori, me ne pento, anche se poi il lavoro, in base alle scelte fatte, l’ho trovato davvero. Ma ho sempre (a parte in brevi periodi), sentito fortemente la mancanza della passione, che è l’ingrediente fondamentale per muovere qualunque lavoratore facendolo al contempo sentire bene con sé stesso, anche in presenza di problemi non di poco conto da affrontare.

Le volte (purtroppo rare) in cui mi sono appassionato a ciò che stavo facendo, ero praticamente inarrestabile, restavo oltre l’orario, non sentendo la fatica. Sono stati davvero bei momenti. Ma non la norma, come dicevo. Il più delle volte non sentivo passione per ciò che facevo, più che altro ero affezionato al ruolo che ricoprivo, o sentivo di dover ricoprire al meglio il mio compito, nell’interesse delle persone destinatarie del servizio che erogavo. Ma così è tutta un’altra storia.

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Mettere i giorni uno in fila all’altro non è affatto semplice, mentre passano le settimane, i mesi, gli anni. Senza passione per quello che fai, le giornate passano più lente, tutto appare più complicato a parità di condizioni; se qualcosa si mette di traverso, spesso ti sembra un macigno. Senza contare che se capiti in certi ambienti lavorativi, il contrasto con colleghi e/o superiori è quotidiano, e se non hai il traino della passione a compensare, il tutto può diventare davvero esiziale.

Ora che mi guardo indietro ritengo che non importa quanto un’idea sia bizzarra, non importa quanto si pensi di poter essere guardati con stranezza o quanto si possa ritenere probabile il fallimento nel perseguirla: e si sente dentro che essa muove la passione, va perseguita, contro tutto e contro tutti.

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