Occhi blu

by Libero di Cambiare
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Una ragazza dagli occhi blu

Comparve all’improvviso. Non ricordo neppure da dove venisse, di preciso. Erano gli anni ’70, ed era un assolato pomeriggio d’estate; una delle tante, bellissime, della mia infanzia. E praticamente tutti quei pomeriggi, li passavo al campetto sportivo in alto al paese, il campo di calcio a sette vicino alla chiesa parrocchiale.

Lo chiamavamo “campo di patate”, dato che l’erba non si vide mai, negli anni. Non fu mai piantata, ed i pochi, eroici, fili d’erba selvatici che provavano a spuntare, venivano subito travolti dal nostro entusiasmo giovanile.

A dire il vero, nemmeno ricordo come lei si chiamasse. So che arrivando al campo, vidi che c’era qualcosa di strano. Uno dei giocatori non aveva l’aspetto “canonico”. L’atmosfera era strana, fra i ragazzi. Tutti stranamente taciturni, guardinghi. C’era una donna, fra noi.

Il giocatore anomalo

Ricordo che era la cugina di un ragazzo di un paese vicino; rammento che aveva le labbra carnose, e due begli occhi blu, sotto una testa di riccioli tagliati corti. Era in mezzo a noi, anche se nessuno osava rivolgerle la parola; dal suo abbigliamento, era chiaro che avrebbe giocato.

C’era certamente perplessità in tutti noi, che davamo semplicemente per scontato che il calcio fosse un regno, per diritto divino, ad esclusivo accesso maschile; ero altrettanto certo, dentro di me, che tutti noi fossimo semplicemente divorati dalla curiosità di vedere come avrebbe giocato quella strana forma di vita aliena.

La partitella cominciò. “Occhi blu” se la cavava bene, maledettamente bene. Corsa, tocco di palla, tiro: aveva tutto per farsi rispettare. E grande rispetto ci fu da parte di tutti i ragazzi: mai uno sfottò per un errore, mai una battuta sessista.

Comunque, man mano che il gioco si svolgeva, mi furono chiari gli effetti dell’impatto della calciatrice “occhi blu” sul “pianeta uomo”:

  1. l’ambiente di gioco cessò di essere una spietata arena di gladiatori di paese (sulle gambe dei quali spuntavano spesso e volentieri ferite lacero-contuse e dolorosi lividi), per diventare una riunione di pseudo-gentleman;
  2. le bestemmie che usualmente volavano in quantità, si dissolsero come per magia; non male, considerato anche che il campo era in linea d’aria a non più di quaranta metri dall’abside della citata chiesa (cosa che mi ha fatto pensare che Dio sia davvero buono, altrimenti una pletora di fulmini avrebbe disgregato tempo prima la maggior parte dei giocatori);
  3. il calcio cessò di essere uno sport di contatto: pareva infatti esserci una sorta di campo di forza che impediva ai nostri corpi di entrare in contatto con quello di “occhi blu”, da cui dedussi che non fosse un essere umano come noi.
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Strane domande

Il pomeriggio andò via in fretta, come tutti gli altri. Salutammo “occhi blu” simpaticamente. Non la vedemmo mai più. Per un bel po’ devo dire che mi mancò il vederla effettuare i suoi dribbling in mezzo a noi, con eleganza. Non lo dissi agli altri, e forse mancava anche a loro, ma nessuno lo disse a nessuno.

Poi ci dimenticammo semplicemente di lei; il ricordo di quelle giornate venne ingoiato da migliaia di altre partite, piene di bestemmie e di ferite di guerra. Non so perchè non tornò più. Ma so che le ragazze non venivano a giocare con noi, semplicemente perchè subivano un “instradamento” differente.

Nessuno aveva mai pensato di suggerire, a loro ed ai loro genitori, la possibilità di costruire un movimento sportivo forte, sano, che regalasse loro emozioni da ricordare, e magari una professione che le appassionasse. Per loro c’erano a disposizione moltissimi sport “adatti”: il calcio non era fra questi.

Ai maschi che guardano con sufficienza il calcio femminile, sottolineandone lo scarso contenuto tecnico in confronto all’altra metà del cielo, mi viene da dire che se “occhi blu” fosse cresciuta calcisticamente con noi, o meglio ancora con altre numerose calciatrici, non ci sarebbe stato alcun gap fra lei e noi, se non la logica differenza di potenza fisica che in media si riscontra fra uomini e donne.

Ma si è perso tempo prezioso, ritenendo probabilmente che non fosse il caso di investire denaro ed energie per creare quello che, ai più, sarebbe apparso un bizzarro “clone” del calcio maschile.

Mi chiedo dove sia adesso “occhi blu”…mi piace pensare che abbia guardato con passione i recenti mondiali femminili tenutisi in Francia, che spero abbiano finalmente fatto capire a tante persone (ed io sono una di quelle) che il pallone può essere declinato al femminile senza commettere profanazioni. E mi piace pensare che, se lei ha una figlia, l’abbia iscritta ad una scuola calcio. Senza che la ragazza si senta più un’estranea in casa altrui.

Foto iniziale di Free-Photos da Pixabay

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