Una lezione appresa da un inatteso maestro
Ho spesso pensato che mi servisse un maestro di vita.
Durante l’esistenza viviamo miliardi di sensazioni. Molte sono belle. Altre, purtroppo, decisamente no. Non saprei dire se quelle “no” siano preponderanti rispetto a quelle belle, è una contabilità assai difficile da tenere. Ed a pensarci, è un calcolo che non serve ad un granchè.
Ci sono periodi però in cui quelle negative non ti mollano mai. Se sei insoddisfatto di te stesso, in particolare, provi una gamma di sensazioni davvero poco invidiabile. Une delle più brutte che io ricordi è il senso di impotenza.
Vorresti cambiare una vita che non ti piace. Vorresti lasciare un lavoro che detesti. Hai anche delle buone idee su ciò che ti piacerebbe fare, non dico per forza un percorso tracciato, ma un’idea di massima di ciò che ti riesce meglio fare, di quello che potresti realizzare se solo non fossi ancorato in quelle acque scure.
Un cambio che fa paura
Ma più ci ragioni più vedi le difficoltà, che siano vere o solo suggerite dalle tue paure, che dovresti affrontare dal giorno successivo alla decisione di andare in un’altra direzione. Senti dentro che quelle salite sarebbero troppo ripide, che gli urti sarebbero troppo forti e che ti farebbero andare presto in pezzi.
Ho pensato moltissime volte che non sarei riuscito a dare un taglio con quella realtà, che le mie sarebbero rimaste per sempre solo delle pure e semplici velleità. Perchè quando metti in atto un cambiamento così radicale che ti porta a fare qualcosa di completamente diverso, le strade paiono tutte oscure, ed orientarsi al buio, si sa, non è per nulla facile.
Per questo vorresti avere una guida, un maestro che ti indichi la via. Qualcuno che ti dica quali sono le scelte giuste, i giusti momenti per attuarle; e soprattutto, un maestro che ti segnali le curve pericolose in cui rischi di andare a sbattere se non tiri un po’ i freni.

Il fatto è che quella figura nella mia vita non è mai comparsa. Forse quel maestro è una grazia concessa a pochi eletti; più probabilmente non esiste, ed il percorso mi sono convinto che ognuno, ad ogni età, se lo traccia e lo percorre da solo, con tutte le gioie e le sofferenze connesse.
Lezioni inaspettate
C’è da dire però che, se sei attento, le lezioni possono venire inaspettate, non per forza nei modi e nei tempi da noi desiderati o programmati. Una riflessione può essere innescata da una frase di un amico, buttata lì quasi per caso. Oppure un’ispirazione “da maestro” può venire, spesso, da un passaggio di un libro.
Ma mai penseresti che possa arrivare dal frigorifero di casa tua. Già. Quel giorno lo avevo aperto, come sempre, per preparare la cena per mia moglie che di lì a poco sarebbe tornata dal lavoro. Là in alto sull’ultimo ripiano, c’era la confezione dei rapanelli.

Il rapanello (o ravanello che dir si voglia), è una di quelle piantine che all’occorrenza rallegrano la tua insalata, e che ti viene venduto al supermercato già pulito delle sue parti terminali. Così lo lavi, e tempo zero, finisce nell’insalatiera. Ma quella volta, uno era diverso.
Sì, nella fretta dovevano aver dimenticato attaccata la parte superiore verde, ed una cosa era evidente: nei pochi giorni che aveva soggiornato nel mio frigo, quella parte era cresciuta. E mentre me lo rigiravo fra le dita, una cosa mi fu chiara, con un filo di sgomento: quel piccolo “coso”, cercava di svilupparsi, a prescindere dalla situazione in cui si trovava.
Fu uno smacco non indifferente per me , che in quel periodo mi lagnavo spesso del fatto di non poter mutare una situazione che non sopportavo più, e che però mi pareva davvero l’unico contesto possibile per esistere.
Principali differenze fra me ed un rapanello:
- lui è un vegetale, io a volte lo sembro ma appartengo comunque alla razza umana;
- il rapanello non è dotato di cervello, io ho la pretesa di averne uno;
- lui non ha mezzi di locomozione per spostarsi verso una situazione più congeniale, io ho braccia e gambe, anche se le uso ben poco.
Inevitabili conclusioni
La lezione, tutta involontaria, impartitami da questro maestro apparso per caso, a volerla vedere, è stata scarna e potente. Lui aveva un obiettivo, datogli dalla natura, e lo metteva in pratica anche in un contesto ostile, privo di terra e ad una temperatura non certo ideale.
Io, aspettavo le giuste condizioni, il giusto momento, il giusto maestro che mi segnalasse la via e le sue difficoltà, perchè non mi facessi troppo male. Ragionavo su tutto, analizzavo i pro ed i contro, fino allo sfinimento, senza lasciare un briciolo di spazio all’istinto, che forse è il nostro vero ed unico maestro.
Sarò sempre grato a quel rapanello. In ogni caso è stato tagliato, ed è finito nell’insalata di radicchio e successivamente ingerito, come tutti gli altri…a questo mondo non c’è gratitudine.
Foto iniziale di Varhols da Pixabay