Le mie scuse, signori

by Libero di Cambiare
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Scuse dovute

Presentare le scuse. Già, una di quelle situazioni in cui ti senti sempre a disagio. Ci sono momenti della vita in cui ti fermi (ed io ho scelto da un po’ di regalarmi il privilegio di farlo) ed inevitabilmente ti volti indietro.

Sono i classici momenti in cui si dice che “si fanno i bilanci”. No, non è sempre così “ragioneristica”, la cosa. Un bilancio è una cosa seria. La situazione a cui mi riferisco, è più un lampo che compare all’improvviso.

Non ricordo come sia successo, è cominciato tutto davanti alla libreria dello studio, a casa mia. Poi è proseguito davanti ai libri esposti negli scaffali e sui bancali di una libreria. Sì, probabilmente è lì che mi sono davvero reso conto.

Anni volati via

Gli anni sono trascorsi, scivolati via in un modo così rapido da lasciare interdetti. E in tutti quegli anni, sono stati moltissimi i libri non letti. E così tante le occasioni in cui un libro poteva accompagnare i miei momenti, i passaggi chiave della mia esistenza. E così, domando scusa.

Domando scusa ai libri. Proprio così, presento le mie scuse ufficiali. Solo ora mi rendo conto di quanti di loro io abbia lasciato abbandonati nei banchi delle librerie, passando oltre, magari di corsa, per andare ad infilarmi nel mio appartamento, naufragando dopo l’ennesima giornata storta.

Le mie scuse ai libri, tutti, senza eccezione di sorta, di ogni genere ed orientamento. Tutti loro sono un frammento di umanità resa perenne, e perennemente messa a disposizione di chi, quel frammento, lo voglia vivere e fare proprio.

Le mie scuse per ogni ora trascorsa, seppur piacevolmente, di fronte a programmi televisivi di dubbio gusto, di fronte allo schermo del computer ad imbottirsi di boiate multigusto, di ciofeche multitasking. Cosa mi sia rimasto di tante navigazioni è difficile dire, a volte un vuoto che rimbomba.

Inutili conversazioni

Porgo le mie scuse per ogni ora di quelle conversazioni inutili, in cui cerchi conforto in una persona che sa leggere la bussola molto meno di te, ma che sa fingere meglio di farlo. Poi resta tutto come prima, a parte il fatto che l’altro ti ha spesso contagiato con il suo pessimismo, dove tu ne avevi già a tonnellate.

Vi chiedo scusa, signori miei, per avervi considerato con superficialità come elementi opzionali, che spesso divengono polverosi ed ingombranti, sempre fissì lì, a rendere curvi col proprio peso i ripiani, troppo carichi, del mobile.

Le mie scuse soprattutto per aver considerato con supponenza, di poter fare a meno di voi, dell’odore dell’inchiostro sulle vostre pagine, del fruscìo mentre le giro, del rumore sordo di quando vi chiudo.

Fosse pure solo questa, l’eredità di questi due anni in cui mi sono fermato, in cui ho attuato la mia piccola ribellione al sistema, sarebbe valsa comunque la pena. Perchè in questi due anni, anche grazie a voi, ho ricominciato a pensare.

E voglio che in ognuno dei giorni che mi restano, non manchi mai, nella mia vita, la vostra silenziosa e preziosa presenza.

Foto iniziale https://pixabay.com/it/users/Anher-948258/

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