Spesso non ci accorgiamo che il cambiamento è in atto da tempo
Ci sono cose nell’esistenza, di cui si può discutere. Quasi di tutto. Su tutto possiamo avere opinioni, punti di vista, paletti, dogmi. Su tutto si può discutere; quando ci sono quelle pochissime cose che sono indiscutibili, finiamo per darle per scontate, al punto che vengono da noi completamente ignorate. Lo scorrere del tempo, è una di queste. E se ci pensiamo, è una delle questioni cruciali dell’esistenza. Il tempo scorre, punto. Non c’è altro da dire. Il tempo scorre, e cambia le cose. Il suo cambiamento, sottile ma costante, è dato per scontato, e vivendo non ci rendiamo conto del suo manifestarsi.
Almeno finchè non si palesa un suo segno tangibile. Sul nostro corpo finiamo, un giorno, per vedere un capello bianco, una ruga che non appariva; sentiamo il fiatone mentre corriamo salendo una scala. Così ci accorgiamo del tempo che passa, del cambiamento, inevitabile, che comporta, mentre siamo occupati ad inseguire gli adempimenti quotidiani.
La vita è meravigliosa, nella sua complessità. Mi ha messo al tappeto parecchie volte. Quasi tutte le volte che lo ha fatto (o che io ho permesso che lo facesse), era accaduto un cambiamento importante che mi riguardava, e che io non ero stato capace di leggere in fretta. Siamo sottoposti all’influenza di numerosissime variabili, ed è normale che non possiamo monitorarle tutte in tempo reale, saremmo dei robot, altrimenti.
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Colti di sorpresa
Ma spesso crediamo che ciò che abbiamo costruito, voluto, raggiunto, sia definitivo. Ci trinceriamo in un’ignoranza rassicurante, probabilmente fisiologica; in effetti, dopo aver guidato nel traffico al mattino presto, aver battagliato con il capo, o i colleghi, essere tornati a casa dove si ricomincia con altri impegni e problemi, non resta molta energia da dedicare alla percezione del cambiamento.
Così lui finisce per coglierci di sorpresa. E non sempre si tratta di una bella sorpresa. Molto spesso siamo supponenti, ci illudiamo di poter controllare tutto. Ma così non è. Non controlliamo i figli e le loro scelte, non controlliamo chi compra l’appartamento a fianco, non controlliamo la crisi dell’azienda in cui lavoriamo o del sistema economico internazionale. Possiamo solo cercare di cogliere in tempo i segnali che ci arrivano, e se non ci riusciamo, possiamo adattare la nostra mente al cambiamento, che comunque avverrà, che lo vogliamo o meno. Se non lo facciamo, finiamo per subire il cambiamento in atto.
Paura di cambiare
E la reazione che si produce dentro di noi, può farci molto male. Resistere ad un contesto che cambia implica molta energia, praticamente tutta sprecata. Perchè comunque saremo noi, a doverci adattare. Se ci conformiamo, dobbiamo esserne convinti, altrimenti dovremo recitare un ruolo non nostro. Ma se il contesto non è più per noi, dovremmo avere l’onestà di ammetterlo: spesso invece prevale la paura del cambiamento, il timore di perdere quello che si ha. La visualizzazione di un possibile fallimento ci blocca, impedendoci di andare verso altri obiettivi.
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Possono passare anni prima di rendersi conto che un’esperienza è finita, almeno nel suo lato costruttivo. Il prezzo da pagare è vedere quegli anni andare via senza che noi progrediamo di un solo metro. Si vive di ricordi, si cammina guardandosi indietro, polemizzando, rimpiangendo, lamentandosi. La lamentela, per carità, è umana,traduce la percezione interna di un disagio. Almeno all’inizio. Poi cambia, si perpetua, rischia di diventare una giaculatoria triste da ripetere ogni santo giorno, come quando ci si trova con i colleghi dell’ufficio davanti alla macchinetta del caffè, e ci si lamenta del capo, dei colleghi, dei soloni dell’ ”alto comando” sempre così lontani da noi “peones”.
Spesso non vogliamo rischiare di vincere, per paura di perdere quel poco che abbiamo. Non vogliamo mettere il naso fuori di casa in un giorno di pioggia, perchè di certo ci bagneremo. Ed il cambiamento, quello inevitabile, quello più grosso di noi, quel caterpillar che avanza, travolgendo tutto e tutti, potrebbe un giorno diventare un tormento, sottile ma pertinace. E frignare davanti alla macchinetta del caffè non servirà a nulla.
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