La preziosa consapevolezza.
Spesso si passano lunghi periodi in situazioni nebulose, sottilmente inquietanti. Il disagio c’è, ma non ha una targa, un’etichetta, un segnale per poterlo catturare ed analizzare. Poi ci sono i momenti in cui un colpo di vento fa alzare quel velo, e fa tornare tutto di nuovo sotto il sole.
C’è un momento, un piccolo istante in cui una situazione ti si chiarisce quasi di botto. Magari nemmeno ci stai pensando, ma un passaggio mentale particolare ti cambia la prospettiva, rendendo elementari e definite questioni che parevano, fino ad un momento prima, intricate e quasi misteriose.
Mi ricordo come questo fu vero, nel momento in cui finì, molti anni fa, una storia sentimentale in cui avevo creduto molto. Si avvertiva un disagio costante, pur nella normalità della nostra coppia. Niente litigi, nessuna aperta ostilità, il solito grande affetto. Ma qualcosa non era più come prima.
Il manifestarsi della consapevolezza
Ricordo come arrivò, quella consapevolezza. Eravamo seduti sul divano a parlare, come migliaia di altre volte. Ad un certo punto ci fu una pausa di silenzio. Pochi secondi, che diventarono un minuto. Poi due minuti. Era un silenzio che pesava. Alla fine di quel silenzio, sapevo che dovevamo affrontare la nostra questione. Ed era lo stesso per lei. In quel momento ci fu chiaro che ci eravamo già allontanati parecchio.
Naturalmente non è esattamente la stessa cosa per quanto riguarda il lavoro, anche se sono decisamente convinto che spesso siamo, volenti o nolenti, più fidanzati col lavoro che con il partner.
Sul lavoro ovviamente contano altri fattori, le interazioni sono spesso molteplici, e le fonti di soddisfazione e di frustrazione sono influenzate da moltissimi agenti anche esterni al perimetro stretto dell’ufficio.
Nel lavoro però riponiamo speranze, immettiamo energie, ci giochiamo l’immagine di noi stessi; e spesso dobbiamo combattere per rimanere in sella, per non essere vittima degli atteggiamenti altrui, che a volte diventano veri e propri strali.
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La quotidianità difficile
Non è facile, o non sempre, vivere una quotidianità così. Ed i motivi per cui lo si fa, sono importanti. La consapevolezza di sé, e del proprio ruolo, è una pietra fondamentale su cui costruire un rapporto destinato a durare anni, quando non una vita. La consapevolezza di essere un elemento di rilevo nell’ingranaggio che muove le azioni aziendali, è ciò che ti fa sopportare fatica, contrasti, delusioni, tutte cose che prima o poi si presentano nel corso delle esperienze lavorative. E questo a prescindere dalla posizione ricoperta nell’organigramma aziendale.
Quando però la realtà lavorativa non riesce più ad essere motivante, allora avvertire un disagio dentro di sé è inevitabile. Ognuno di noi affronta il lavoro a modo suo; ed a modo suo processa il negativo che assorbe quotidianamente per guadagnare lo stipendio a fine mese. Incassi la botta e riparti. Ma qualcosa giorno dopo giorno si logora, e si può finire con il giungere ad un “punto di non ritorno”.
Consapevolezza è tenere duro nelle difficoltà, quando avresti solo voglia di mollare; perchè sai che ciò che stai facendo è importante. Ma esiste anche un’altra consapevolezza: quella che ti fa capire che un rapporto si è inevitabilmente incrinato, e che da quel momento in avanti non sarà mai più lo stesso. Anche il rapporto di lavoro implica delle emozioni. Ti affezioni ad un collega, ti innamori di un ruolo, sei attaccato quasi morbosamente alla tua routine, ai tuoi “riti” quotidiani.
L’accettazione della realtà
Accettare la realtà quindi è tutt’altro che facile ed immediato. E se anche per un momento volessimo trascurare i motivi economici che ci tengono giocoforza legati ad un posto di lavoro, aprire le porte all’idea che bisogna mollare tutto e ricominciare, magari quando i tuoi capelli hanno cominciato già da un po’ ad imbiancare, è davvero molto difficile.
Tanto difficile che io personalmente ci ho messo anni ed anni a metabolizzare il fatto che il mio lavoro, che pensavo fosse per la vita, avesse mutato la sua valenza fino a diventare tossico; di conseguenza, per lunghi anni non ho considerato l’idea del cambiamento come una strada percorribile.
Ma quella consapevolezza, una volta raggiunta, è divenuta una risorsa preziosa, perchè mi ha dato una base su cui poggiare i piedi, un punto di riferimento per orientare tutti i complessi ragionamenti che determinano un cambio di vita.
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