Il coaching come confronto.
Le giornate non sono tutte uguali. E così le nottate. Ci sono i giorni incolori e quelli variopinti. Ed allo stesso modo, ci sono le nottate in cui dormi, e quelle in cui, se appartieni alla categoria dei nottambuli, ti ammazzi di pensieri. Belli a volte, ma più spesso foschi.
Sì, insomma, era una di quelle sere.
Nomadi digitali
Una di quelle sere in cui l’acidità di stomaco, compagna fedele come una donna innamorata, si fa decisamente sentire, messa in secondo piano solo dalla mente, decisamente più acida del collega addominale.
Stavo vagando su un sito che da un po’ aveva attirato la mia attenzione, quello dei Nomadi Digitali, così semplice nel modo di presentarsi e così rivoluzionario nelle idee che porta avanti.
E così lontano dal lavoro d’ufficio che facevo in quel periodo, da sembrarmi irreale. Bello il loro manifesto, bellissimo. Una finestra su un futuro che, mentre sei preda della quotidiana routine da criceto in gabbia, non riesci neppure a concepire.
Curiosando in casa altrui
Sono preso dalla curiosità di capire meglio chi siano queste persone. Fra i contributors, una donna attira la mia attenzione. Ovviamente è una persona che vive all’estero da tempo, Claudia. Vado a visitare il suo sito, Expatclic, ed infilandomi fra gli articoli e le foto, capisco meglio chi è, cosa fa e le esperienze umane e professionali che ha avuto. Quel sito è dedicato a chi vive lontano dal proprio paese…
Mi coglie un morso d’invidia, vedendo come ci sia chi, come lei, si è buttato nella vita con slancio, invece di passeggiare ai bordi, in comode quanto monotone retrovie. Io però non c’entro nulla con gli espatriati, oltretutto è palese che il messaggio del sito è per le donne. Ok, mi sono infilato nella casa virtuale della signora Claudia per pura curiosità, ma sono un animale stanziale io, e perdipiù ho il cromosoma Y, è il caso di andarmene e tornare alla mia gastrite…
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Mentre sono sull’uscio, però, qualcosa mi fa voltare indietro. Lei parla di coaching, attività che svolge da remoto, interagendo con persone in varie parti del mondo.
Qualcosa scatta dentro di me, e non saprò mai esattamente cosa. Ricordo però che avevo da un po’ di tempo la sensazione netta di avere bisogno di ritrovare una direzione, per camminare finalmente in modo deciso verso quel cambiamento di vita che ormai più che un desiderio era divenuto una necessità.
Il coaching
Se dovessi dire cos’è per me il coaching, direi che è innanzitutto confronto. Sì, perchè io quella famosa notte non ho agito. Non ho fatto nulla. Il form di contatto l’ho compilato circa una settimana dopo. Perchè fra me e Claudia c’era un macigno enorme che sbarrava la strada, e quel macigno è l’atteggiamento che finora avevo avuto, nel concepire un mio eventuale cambiamento di vita.
Il voler fare tutto da sé, senza un controcanto, senza mettere alla prova le proprie idee per rendersi conto se siano fattibili o semplici velleità, per mettersi alla prova sulle reali motivazioni che le supportano.
Quando ho compilato il form di contatto per un possibile coaching, un gesto da pochi secondi, nella mia testa avevo già svoltato. Con quell’azione banale avevo rotto un diaframma che mi separava realmente dalla possibilità di rendere concreta un’esperienza fino a quel momento solo immaginata, quella del cambiamento.
Non sapevo se ne sarebbe scaturito qualcosa, ma il fatto di compilare quello spazio vuoto con una semplice riga di presentazione (ora che mi ricordo, inusitatamente breve, per come sono fatto io) testimoniava già un importante cambiamento di mentalità, concretizzatosi in quell’azione di per sé
poco significativa.
La risposta di Claudia Landini fu scarna e diretta, con un saluto cui seguiva un “come posso aiutarla ?”….e che ne so??, mi sarebbe venuto da rispondere……sì, perchè l’unica certezza che avevo in quel momento, era di avere le idee molto confuse……ed un disperato bisogno che qualcuno mi confermasse che non era solo follia quel tarlo che da anni mi divorava, quell’onda che spingeva sempre più forte da dentro…
Rischiare qualcosa
Il mio “giardino segreto” le cui chiavi stavano per andare in mano ad una persona sconosciuta…
Un bel rischio, no ? Già…ma dentro di me ormai avevo compreso che quel labirinto di specchi in cui camminavo da tanto tempo necessitava di una guida, se non volevo morirci dentro. No, non sarebbe finita così. Dovevo correre quel rischio.
Due anni fa mi presentai a Claudia Landini, scegliendo di farlo in modo semplice e fregandomene, una volta tanto, di cosa avrebbe pensato di me la mia interlocutrice. Ancora non lo sapevo, ma stavo per iniziare una delle esperienze più gratificanti della mia esistenza.
Foto iniziale https://pixabay.com/it/users/secondfromthesun0-1186579/
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