Alla catena

by Libero di Cambiare
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I nostri progetti alla catena della realtà

Nella vita non puoi fare quello che vuoi. Quante volte ho sentito questa frase, pronunciata letteralmente o con un giro di parole differente. Ma il senso era quello: siamo condizionati dalla realtà che ci circonda, quasi ci fosse una catena invisibile che non ci permette di allontanarcene.

Ed a pensarci bene, sembra che sia proprio vero. E’ solo durante la gioventù che la realtà sembra essere qualcosa di plastico, un materiale cui possiamo dare la forma che desideriamo, secondo i nostri desideri e le nostre inclinazioni. Poi, col tempo, qualcosa muta.

Il nostro percorso

Probabilmente è il legittimo fluire delle cose. Quegli avvenimenti che siamo proprio noi a cercare ed a determinare, perchè danno senso alla nostra esistenza. Si hanno relazioni sociali, ci si lega a qualcuno, ci si sposa, si hanno dei figli; se si è bravi e fortunati, si trova la professione della vita, o comunque ci si abitua a svolgere un lavoro, un lavoro che ti dà da campare.

Fatto sta che la nostra esistenza si incanala su un certo binario, più o meno gratificante; ed emozionante o noioso che sia, su quel percorso iniziamo a marciare. La realtà diventa più precisa e definita, man mano che raggiungiamo i nostri piccoli o grandi traguardi.

Foto di analogicus da Pixabay

Va tutto bene fino al giorno in cui subentra un senso di insoddisfazione per quel ripetersi sempre uguale della nostra esistenza: allora tutto diventa più noioso, più scontato, fino a sembrarci pesante da sopportare. E quella catena compare alla nostra caviglia, ci dà la sensazione di essere legati ad una realtà che non è più la nostra.

L’incubo

Servono progetti importanti per cambiare una vita. E soprattutto, per realizzare il sogno di una vita più soddisfacente, servono delle opportunità. L’avvento di questo virus ci ha proiettati tutti in una dimensione irreale. Tutti noi abbiamo provato, almeno una volta nella vita, la frustrazione legata al fatto di non poter agire nei modi e nei tempi che volevamo.

Quel senso di frustrazione può essere durato giorni, mesi, o addirittura anni. Ma coinvolgeva solo uno o più aspetti della nostra realtà quotidiana. Ora l’avvento della pandemia ha reso reale, in poche settimane, quello che non poteva neppure sfiorare le nostre menti.

Foto di Dieter_G da Pixabay

Siamo privati della nostra libertà, senza mezze misure. Non possiamo prendere iniziative, non possiamo a dire il vero neppure proseguire i percorsi intrapresi precedentemente; sono bloccati, bloccati come noi, che neppure possiamo uscire di casa, a meno che abbiamo un motivo, la cui validità deve peraltro essere sancita da terze persone.

Ed il fatto che questa privazione sia motivata da ragioni di sicurezza, non rende più leggero il viverla. La catena che ci cinge è gigantesca, così grande che quasi ci schiaccia. Da quando ho lasciato, ormai più di due anni fa, un lavoro che non mi dava più stimoli per cercare di seguire maggiormente il filo della passione, questo è senza dubbio il momento peggiore.

Le restrizioni alla libertà di movimento sono state come una secchiata di acqua gelata sui piccoli passi che ero riuscito a compiere, sulle prime opportunità che parevano profilarsi.

Tutto pare fermarsi, e neppure si sa per quanto. Non ho mai avuto incubi così brutti, così persistenti. E con l’aggravante di non potersi svegliare. Non c’è modo di sfilarsi questa catena.

Un’occasione irripetibile

E’ difficile pensare a grandi cambiamenti, quando non hai neppure la libertà di passeggiare per la tua città, quando le cene con i tuoi amici sono solo un ricordo. Ma forse è proprio qui che si gioca la partita, la mia come quella di tutti noi.

E’ un’occasione irripetibile di fermarsi, di fare il punto con noi stessi. Questa pausa forzata, non programmata, ci dà del tempo, una risorsa preziosa che quasi nessuno di noi si concede. Un’occasione per capire meglio quali cambiamenti operare nel prossimo futuro, se si desidera farli.

Pensandoci bene, in questo periodo odioso, non posso fare nulla di pratico. Mi restano solo i miei sogni ed i miei progetti. Non è poco, comunque. Dedicarmi a loro è ciò che può evitarmi di affondare.

Foto iniziale di Peggy und Marco Lachmann-Anke su Pixabay

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